giovedì 12 maggio 2011
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S. Paolo è un grande esperto della gioia al punto da essere chiamato il "teologo della gioia", e non solo per la quantità dei riferimenti, ma per la sua dottrina della grazia e della giustificazione "in Cristo", grazia che giunge all'uomo in forza del suo "essere in Cristo". A un certo punto e sempre più nella vita di Paolo la gioia, come la libertà, gli appare come profondamente ed esclusivamente legata a questa grazia, quella del suo "essere in Cristo".
Per Paolo, più precisamente, il cristianesimo è "una religione della gioia nella misura in cui è la religione della grazia", della grazia che viene dal Signore Gesù, dalla sua morte e risurrezione.
Per questo Paolo invita i cristiani a "rallegrarsi nel Signore" (Fil 3,1; 4,4.10), poichè lui è la fonte della vera gioia, quella definitiva e stabile che ha sconfitto la morte. In Filippesi 4,4-7 c'è una sorta di "breve storia della gioia", che è esattamente parte della storia del rapporto che il credente vive con Cristo, "storia di un'esperienza profonda che l'uomo fa del suo Dio in Cristo".
Punto più alto della gioia? "Essere in Cristo"
S. Paolo è un grande esperto della gioia al punto da essere chiamato il "teologo della gioia", e non solo per la quantità dei riferimenti, ma per la sua dottrina della grazia e della giustificazione "in Cristo", grazia che giunge all'uomo in forza del suo "essere in Cristo". A un certo punto e sempre più nella vita di Paolo la gioia, come la libertà, gli appare come profondamente ed esclusivamente legata a questa grazia, quella del suo "essere in Cristo".
Per Paolo, più precisamente, il cristianesimo è "una religione della gioia nella misura in cui è la religione della grazia", della grazia che viene dal Signore Gesù, dalla sua morte e risurrezione.
Per questo Paolo invita i cristiani a "rallegrarsi nel Signore" (Fil 3,1; 4,4.10), poichè lui è la fonte della vera gioia, quella definitiva e stabile che ha sconfitto la morte. In Filippesi 4,4-7 c'è una sorta di "breve storia della gioia", che è esattamente parte della storia del rapporto che il credente vive con Cristo, "storia di un'esperienza profonda che l'uomo fa del suo Dio in Cristo".
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